La Comunità di Como

La presenza valdese in provincia di Como ha inizio, in Val d’Intelvi, con l’unificazione nazionale.
La popolazione locale, che trascorreva parte dell’anno all’estero quale manodopera specializzata, rientrava alle case portando con sé usanze e cultura “straniere”, fra cui anche il patrimonio spirituale della Riforma.
Le difficoltà incontrate nell’interpretazione dei testi evangelici e l’ impossibilità di chiedere aiuto al clero locale, che guardava con estrema diffidenza a queste esperienze, portarono il primo nucleo costituito da alcune famiglie di S. Fedele a rivolgersi al “comitato d’evangelizzazione” a quell’epoca costituito dalla chiesa Valdese.
Il 1863 vede l’arrivo in valle del primo pastore, G.D. Turino e può quindi essere considerato l’anno della fondazione della comunità intelvese.
La presenza culmina nel 1881 con l’inaugurazione del tempio di S. Fedele voluto da Pietro Andreetti.
Contemporaneamente il pastore Turino getta le basi per la comunità comasca. Il pastore designato dal comitato d’evangelizzazione è E. Revel che giunge a Como nel 1863.
Il primo locale di culto fu trovato in via del Fontanile – odierno isolato fra via Volta e via Cinque Giornate.
Verso la fine del XIX secolo si contano presenze evangeliche anche a Lecco, Nesso, Dongo, Colico e Sondrio e i locali di culto vengono trasferiti nell’attuale via Diaz e successivamente in viale Lecco.
Verso il finire del secolo, l’ingresso nella comunità di persone provenienti dall’Europa centrale e settentrionale apporta anche le risorse economiche necessarie alla costruzione del tempio di via Rusconi che viene inaugurato nel 1906.
Nel susseguirsi di pastori la comunità di Como vede il passaggio delle due guerre mondiali, il periodo dell'”Unione giovanile” e della “Lega femminile”.
Nel dopoguerra, all’arrivo di olandesi collegato all’apertura del centro Euratom di Ispra, si susseguono afflussi di migranti dalle zone alluvionate del Po e dalle regioni meridionali cui si sovrappone la presenza di maestranze e dirigenti provenienti dall’Europa settentrionale ed impiegati nell’emergente industria locale.
Dalla fine degli anni ’90 un nutrito gruppo metodista, principalmente di origine ghanese, vivacizza con la sua presenza e l’apporto di giovani la comunità comasca.