la fede è certezza di cose che si sperano…

«Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono.»
(Ebrei 11,1)

 

Nella lettera agli Ebrei troviamo un’immagine particolare per parlare di Gesù: l’immagine del sommo sacerdote. Sembra un’immagine di un passato remoto. Le chiese della riforma hanno abolito i sacerdoti e introdotto il sacerdozio universale. Gesù, come sappiamo, ha sempre rifiutato il desiderio del potere dei suoi discepoli, ovvero il desiderio di occupare posti particolari nella sua chiesa (Marco 10, 35-45). Gesù, nella lettera agli Ebrei, appare come il sommo e unico sacerdote di Dio, perché, come dice la lettera, egli ha percorso i cieli. Gesù ha la vera conoscenza del Padre, che è nei cieli (come diciamo nel Padre Nostro). La posizione particolare di Gesù è dovuta anzitutto alla sua obbedienza alla volontà del Padre fino alla morte di croce. L’immagine di Gesù che siede alla destra di Dio (un’immagine che appare nel Credo) è l’immagine fissa della lettera che invita a correre “con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio” (Ebrei 12,3). La lettera agli Ebrei ci esorta: partecipate alla gara, state fermi nella fede! Quello che caratterizza coloro che credono è la loro fede, la fede che hanno in Cristo come unico punto fermo di riferimento. Quando vediamo, nella fede, Gesù come unico nostro punto di riferimento, sparisce anche il desiderio di dover fare ruotare attorno a noi stessi tutta la chiesa. Ascoltare la parola di Gesù è il centro del culto. E per ascoltare la sua parola ci vogliono spazi e tempi particolari, ci vogliono persone disposte all’ascolto, persone disposte a parlare, affinché la parola di Gesù possa ancora essere una parola annunciata, meditata, condivisa e diffusa.

(A. Köhn)