Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi.

Se rimanete nella mia parola siete miei discepoli ; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi.
(Giovanni 8, 31-32)

Le parole hanno un grande potere – e non sempre viene usato per far conoscere la verità, anzi.
Siamo sommersi e distratte da troppo parole ideologiche, che distorcono la realtà, che falsificato o negano i fatti. Fake news.

Come si può fare credere a un intero popolo che non si è in una guerra di aggressione, ma in una “operazione speciale”?
Purtroppo si può, e ne abbiamo già degli esempi nella storia recente: parole al servizio della menzogna, della discriminazione, dell’annientamento.

La “mia parola”, cioè la parola di Dio in Gesù invece è verità. Non una verità ideologica, oppure di dottrina univoca ed esclusiva.
(La presunta “verità’’ dottrinale produce degli eretici, cioè tutti e tutte coloro che non vi aderiscono… come i predicatori e le predicatrici del movimento valdese medievale)

La verità che i discepoli e le discepole di Gesù conosceranno non è quella dei potenti o dei sapienti, ma di una vita vissuta, pienamente, in abbondanza, appassionatamente e liberamente.
È la verità incarnata da Gesù, verità della compassione, del perdono, della guarigione, verità che non si può imparare e sapere teoricamente, ma conoscere soltanto vivendola.

Rimanere fedeli a questa Parola costò caro ai nostri antenati e antenate, che solo con le lettere patenti di re Carlo Alberto del 1848 divennero liberi dal ghetto, dalle persecuzioni e dalle restrizioni, e che da allora hanno vissuto la libertà non solo come dono e conquista, ma come vocazione per una cittadinanza responsabile.

Anche come discepoli e discepole di Gesù oggi siamo invitati a non lasciarci confondere dalle troppe parole false e a rimanere, a resistere in questa Parola soltanto, Parola della vita vera, difendendo la libertà che ne scaturisce e impegnandoci in favore di tutti e tutte coloro che ne vengono privati; discepoli e discepole di una parola profetica e insieme guaritrice. Questo è il senso profondo delle nostre celebrazioni del 17 febbraio.

Anne Zell