Infatti Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo, non imputando agli uomini le loro colpe, e ha messo in noi la parola della riconciliazione. Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati con Dio.
(2 Corinzi 5, 19-20)
“Pace a voi!” Questo è il triplice saluto (“shalom” / “salaam”) del Risorto ai discepoli nell’Evangelo secondo Giovanni (Giov. 20, 19,21,26). Vale a dire: Gesù sa di che cosa hanno bisogno coloro che lui sta per lasciare nel mondo: “Vi ho detto tutto questo perché troviate in me la pace. Nel mondo avrete dolori; coraggio, però! Io ho vinto il mondo” (Giov. 16,33).
La pace di cui parla il Vangelo di Giovanni non si riferisce né alla pace del mondo, né alla quiete individuale del cuore.
Ed è questa la sconcertante costante in tutto il Nuovo Testamento: la pace che abbiamo “in Cristo” non significa in primo luogo di essere in pace con noi stessi. Avere pace in Cristo vuol dire trovare un rinnovato equilibrio nel nostro rapporto con Dio. La pace è dunque non da costruire con opere nostre giuste, ma un frutto della fede, della fiducia in Dio.
Amelia Boynton Robinson (1911-2015), nota collaboratrice di Martin Luther King nella lotta per i diritti civili, diceva: “La fede è il soffio vitale di Dio nelle sue creature. E per fede che si muove il mondo. La fede ci insegna la dipendenza reciproca, la fiducia. Un bambino dipende da sua madre, si fida di lei, sa che lo proteggerà, lo nutrirà e non lo abbandonerà. Questo sentimento innato di fiducia, ha a che fare con la fede, la sola capace di farci uscire dalle nostre paure.”
La fede è l’antidoto alla paura, e chi non ha paura, non deve costruire né muri, né procurarsi armi per attaccare. Costruire la pace vuol dire, quindi, cercare di far crescere la fiducia figliale in Dio e di riscoprire in Cristo il dono della relazionalità. Le chiese cristiane possono fare molto in questo senso, se credono davvero in Colui che “dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto il muro di separazione abolendo nel suo corpo terreno la causa dell’inimicizia” (Efesini 2,14).
Past. Andreas Köhn