E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
Apocalisse 21,2
Alla fine di quest’anno 2018 siamo giunti o quasi alla fine di un lunghissimo percorso. Siamo alla fine e allo stesso tempo davanti a un nuovo inizio. Il mese di novembre ci fa venire in mente in modo particolare la fine dell’anno liturgico; celebriamo la terzultima, la penultima e l’ultima domenica dell’anno, prima di fare ogni anno un nuovo inizio con le prime quattro domeniche d’Avvento che ci portano nel mese di dicembre alla festa di Natale. Anche nell’ultimo libro della Bibbia si fa, potremmo dire, questo tipo di conto alla rovescia. Nel penultimo capitolo dell’Apocalisse ha inizio, appunto, un nuovo inizio: la discesa della Gerusalemme celeste sarà l’ultimo atto creativo di Dio. La nuova Gerusalemme non viene descritta come una città fantastica sulle nuvole, oppure come una realtà invisibile e irreale. Si tratta invece di una costruzione molto realistica, basata sulle fondamenta della scrittura, ovvero della Parola di Dio, e sul principio dell’amore solidale verso il prossimo. L’ultimo atto, ovvero l’incontro finale e definitivo tra lo sposo, Cristo, e la sua sposa, la comunità dei credenti, rimane sempre all’orizzonte della fede, ma si realizza già qui ed ora, come in anticipo, quando riusciamo ad incontrarci fra di noi, quando ci ascoltiamo a vicenda, quando ci accogliamo così come siamo davvero, soprattutto nella condivisione della nostra insanabile debolezza.