Maria stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva […]
Le disse Gesù: “Donna perché piangi? Chi cerchi?”
Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo” Gesù le disse: “Maria!” Essa allora, voltandosi verso di lui, gli disse in ebraico “Rabbuni!”, che significa: Maestro. Gesù le disse: “non mi trattenere perché non sono ancora salito dal padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”.(Giovanni 20, 11. 15-17)
Cari e care,
In queste ultime settimane abbiamo perso e poi seppellito alcuni anziani membri di chiesa. Chi ha dovuto separarsi da una persona vicina e importante -marito, padre, madre- vivrà in modo diverso questo periodo della passione, che è si memoria della morte di Gesù, ma nello stesso tempo anche invito a un cammino verso la vita nuova, verso Pasqua.
Il vangelo di Giovanni riserva un’attenzione particolare al pianto e al lutto di Maria di Magdala e menziona ben tre volte che Maria piange. Il pianto non viene negato o impedito, c’è un tempo per piangere i nostri morti, per il dolore, per il lutto. Eppure non dovremmo soffermarci nel lutto e con lo sguardo al sepolcro, al passato, a ciò che ormai è perso. Possiamo fare memoria di chi ci ha lasciati, ma non trattenere, come Gesù esorta Maria, non rimanervi attaccati\e.
Il lutto viene attraversato – a volte può essere un viaggio lungo e accidentato – ma non abitato.
Maria, immersa nel lutto e nel pianto, viene chiamata per nome da Gesù e si volta, distoglie lo sguardo dal sepolcro e riconosce Gesù, il vivente. Non è un ricongiungimento però, non le è consentito di toccare o abbracciare Gesù, al contrario, viene rimandata in viaggio, invitata a lasciare il sepolcro, a non trattenere e a non lasciarsi trattenere dal suo lutto per chi ama, e a raggiungere i fratelli con un messaggio consolante e rincuorante: Gesù va da Dio padre, che è il nostro padre
(il vangelo di Giovanni esalta questo aspetto); anche se viviamo la dolorosa separazione da madre, padre o altre persone care, non saremo mai lasciati orfani o da sole. C’è un tempo per il pianto, per sentirci abbandonati, per voler ancora riabbracciare chi ci ha lasciate, ma poi ci sentiremo chiamati e chiamate per nome (da Gesù , dalla voce di un’amica o di un fratello, dalla vita stessa…), invitati a non trattenere, a lasciar andare, a voltarci e a camminare nuovamente nella vita, insieme a fratelli, sorelle, amici, rassicurandoci a vicenda di questa incredibile promessa: la morte non avrà l’ultima parola, ci sarà riscatto e vita nuova: Pasqua di Risurrezione.