Perché ti abbatti, anima mia?

Ricordo con profonda commozione
il tempo in cui camminavo con la folla
verso la casa di Dio,
tra i canti di gioia e di lode
d’una moltitudine in festa.
Perché ti abbatti, anima mia?
Perché ti agiti in me?
Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora;
egli è il mio salvatore e il mio Dio. (Salmo 42, 4-5)

Da più di un mese ci è di nuovo impedito di incontrarci, di riunirci nel nostro tempio, di ascoltare insieme la Parola. Gioia, lode, festa, canti… sembrano appartenere ad un’altra stagione, un altro spazio, un altro tempo.

Sarebbe azzardato paragonare la nostra situazione all’esilio, contesto del salmo 42, noi non siamo in terra nemica, siamo a casa (almeno in maggioranza). Eppure… ci sentiamo spaesati lo stesso, non al sicuro, esposti come in luoghi che non conosciamo più, fragili e vulnerabili.

“Dov’è il tuo Dio?”( 42, 3) questa domanda nel salmo è posta dai nemici ed indica un’assenza. Prima dell’esilio era una certezza per la fede di Israele che Dio si trovava nel suo Tempio, che la sua presenza poteva essere incontrata là. Il salmista evoca questa convinzione al passato: ricordo con profonda commozione il tempo in cui camminavo con la folla verso la casa di Dio. L’accesso alla “casa di Dio” ora non è più possibile, appartiene a un tempo lontano passato.

Ma affiora una nuova risposta insolita: La presenza di Dio, assente sul piano reale dello spazio, ora che non c’è il tempio, può essere trovata, anche nell’esilio, nella dimensione interiore, dentro l’anima mia abbattuta. Dio ha accompagnato nell’esilio il suo popolo, è presente anche in quella situazione di angoscia e precarietà.

La domanda allora si trasforma e diventa un invito a conservare la serenità anche in mezzo alla tempesta. Sembrano dominare lo sconforto e la disperazione, ma Dio è presente, Dio vuole ancora visitare il suo popolo e salvarlo come fece quando erano schiavi in Egitto. Dio può rendere possibile un nuovo esodo, un nuovo inizio. La memoria di chi è Dio risveglia la fede e accende la speranza.

Il popolo in esilio continua a celebrare Dio (e il Salmo 42 ne è una testimonianza), celebra l’attesa e continua a sperare nell’intervento di Dio, che trasformerà la situazione storica.

Anche se quest’anno stiamo entrando nelle settimane di avvento con un senso di smarrimento e di incertezza, cerchiamo di non abbatterci e di celebrare l’attesa.

Dio si farà vicino, in mezzo al distanziamento imposto. La sua presenza si farà sentire nei legami che manteniamo, nelle nostre preghiere, nelle nostre telefonate e nei messaggi. La sua Parola viaggerà online, annunciata dagli schermi e condivisa sulle piattaforme; Parola viva, anche attraverso canali “virtuali”.

Magari non potremo celebrare Natale riuniti, né trovarci come comunità, né come famiglia – ma Dio ci visiterà, farà risplendere la sua luce e aprirà l’orizzonte della speranza.

Speriamo in Dio, lo celebreremo ancora. Egli è il nostro Salvatore.

Anne Zell