Quanto mai attuale il monito di D’Azeglio pronunciato l’indomani dell’unificazione italiana “Abbiamo fatto l’Italia, ora facciamo gli italiani”. Partita da Como in una nebbiosa mattinata d’autunno, domenica 20 novembre la nostra piccola spedizione rigorosamente multietnica si è incamminata alla volta di Torino.
Prima di partire il pastore ci ha guidati in una preghiera e ci ha invitati a presentarci reciprocamente, vista la presenza di qualche ospite. Mete: il museo del cinema – ospitato nella suggestiva Mole Antonelliana – e il museo del Risorgimento magnificamente allestito a Palazzo reale. L’intento di questa gita era da tempo dichiarato: ripercorrere con fratelli e sorelle di altre provenienze geografiche la nostra storia di giovane Paese (appena 150 anni!) finalmente unificato. Come spesso accade, il viaggio si è rivelato denso di sorprese: la combriccola eterogenea di un’auto comprendeva tre ghanesi, una brasiliana e tre italiani-meridionali per giunta! – che si sono raccontati tre continenti nel viaggio di andata e ritorno; nell’altra auto il pastore, tedesco, la nostra sorella Helga di origini austroungariche (!), Erminia e Ele. Diversi, eppure uguali: insieme spinti dal comune desiderio di conoscere la storia italiana, perché italiano è chi vive, lavora, prega, ama, qui, con diritti e doveri, contribuendo al benessere della collettività.
Giunti a Torino, incontriamo i fratelli di Fino e ci raggiungono tre guide d’eccezione: Beatrice Biblioteca, per il museo del cinema; i coniugi e pastori Giorgio e Piera Bouchard, per il museo del Risorgimento. Martin, ganese, tifa l’Inter e legge la Gazzetta; al museo ci chiede se gli indichiamo un libro per approfondire gli eventi del Risorgimento italiano, perché – dice – è una storia interessante che è bene conoscere.
Fin dal pranzo il pastore Bouchard, con le sue ben note capacità affabulatorie, ci intrattiene con aneddoti relativi al periodo risorgimentale: “Lo sapevate che oggi la comunità valdese di Torino si trova in via Pio V, proprio il papa che li perseguitò? Ironia della storia! Devono essere i valdesi a lamentarsi per tale intestazione della via o … è sufficiente il rovello del papa che si rivolta nella tomba per la spiacevole vicinanza?” Avvicendandosi vivacemente, Giorgio e Piera ci intrattengono per tre ore dentro il ricco museo. Alle prime ombre della sera, dopo una cioccolata calda tipica torinese, è ora di rientrare …
Gita unitaria e comunitaria, dunque, conclusa da una preghiera e da una riflessione del pastore Köhn che ha collegato illusioni cinematografiche e realismo storico: la forza del cinema, fin dalla sua archeologia, è stata quella del far immaginare realtà possibili; la storia vera ci ha insegnato che bisogna coltivare i sogni e l’immaginario, per portare a compimento le rivoluzioni. Così sta a noi miscelare fantasia e concretezza nella costruzione degli eventi quotidiani, personali e globali.
E D’Azeglio oggi cosa direbbe? Ribadirebbe che “L’Italia è fatta” e probabilmente ci inviterebbe a dare finalmente la cittadinanza ai tanti “nuovi italiani” che nascono e vivono in questo Paese, come recentemente ha chiesto con forza anche il presidente Napolitano.
(Marina Grimaldi & Serena Scionti)