Questo comandamento che oggi ti do, non è troppo difficile per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: “Chi salirà per noi nel cielo e ce lo porterà e ce lo farà udire perché lo mettiamo in pratica?”. Non è di là dal mare, perché tu dica: “Chi passerà per noi di là dal mare e ce lo porterà e ce lo farà udire perché lo mettiamo in pratica?”. Invece, questa parola è molto vicina a te; è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica.(Deuteronomio 30, 11-14)
Nei libri biblici dei Re (2 Re 22) si racconta la storia circa un ritrovamento casuale, durante i lavori di restauro all’interno del Tempio a Gerusalemme, di un libro particolare. Questo libro viene tradizionalmente identificato con il “Deuteronomio”. Le leggi che il libro contiene hanno dato origine alla “riforma deuteronomista” che portò alla purificazione e centralizzazione (oggi diremmo alla semplificazione) del culto e ad una notevole riduzione delle tasse per il popolo d’Israele, assieme ad un particolare progetto di riorganizzazione politica e sociale durante il regno del re Giosia. La “riforma” della vita religiosa del popolo di Dio ha radici antiche, già nella Bibbia stessa, e non soltanto a partire dalla riforma protestante. Anche Giovanni Battista potrà essere compreso come un riformatore del suo popolo ai tempi di Gesù. E anche Gesù stesso poteva essere visto nella stessa maniera, come un profeta che richiamava la gente del suo tempo ad una profonda conversione del proprio cuore, del proprio dire e agire. Questo è in breve sintesi il significato essenziale della riforma: ritrovare la Parola di Dio perduta e dimenticata, ri-leggere questa Parola, studiarla di nuovo, condividerla con altri, annunciarla, rimetterla in pratica. Anche a noi è capitato che abbiamo riscoperto per “caso” la Parola di Dio che si trovava scritta sui muri nel nostro tempio, una parola che era stata sempre lì, anche se era nascosta, una parola – come ce lo ricorda proprio il versetto del mese di febbraio 2018 – in effetti molto più vicina a noi che forse potevamo immaginare!
(A. Köhn)