Risvègliati, o tu che dormi…

« Risvègliati, o tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo  ti inonderà di luce».

Efesini 5, 14

La lettera agli EFESINI è una strana “miscela” di filosofia e etica, di teoria e prassi; un mix di teologia fondamentale e istruzioni per l’uso. Il pensiero centrale della lettera che riguarda soprattutto Cristo e il cosmo, il Salvatore Gesù e il suo corpo, cioè la chiesa, è questo: il male nel mondo c’è, le tenebre ci sono. Dio però è più forte del male, Cristo ha già vinto il potere oscuro. Al centro dell’universo buio e vuoto sta la luce folgorante del sole di giustizia e di grazia.

Cerchiamo di entrare nell’universo di questa lettera, proviamo a sondare come è fatto

questo testo così lontano, come può sembrare a prima vista, dalla nostra realtà, dal nostro modo di pensare e di ragionare. Potremmo disegnare adirittura una mappa di questo strano pianeta “Lettera agli Efesini”.

La lettera comincia col parlare di un passato remotissimo, del tempo prima di ogni tempo: “in Lui ci ha eletti prima della creazione del mondo, perché fossimo santi e irreprensibili”.

Tutto quello che riguarda i credenti, sin dall’estremo inizio delle cose e dell’universo intero, e fino a quel punto estremo, “quando i tempi furono compiuti”, tutto quello esiste “in Lui”.

Grazie a Lui. Grazie a Cristo. Cristo non è soltanto, come nella lettera agli Ebrei, il sommo e unico sacerdote di Dio presso il trono della Grazia, ma Cristo è il centro luminoso del cosmo: IN LUI abbiamo la redenzione. IN LUI siamo stati fatti eredi. IN LUI abbiamo ricevuto il sigillo dello Spirito Santo.

In questa visione universale Cristo è l’unico capo non solo di tutte le chiese, ma di tutte le “cose”. Cristo è il disegno eterno, il piano segreto di Dio mandato nel mondo e nella storia per la liberazione di tutti. Nella vicenda storica di Cristo si rivela l’eterno dramma dell’umanità: “Colui che è disceso, è lo stesso che è salito al di sopra di tutti cieli, affinché riempisse ogni cosa.” (Ef. 4,10). C’è stata una “guerra” per la salvezza del popolo di Dio.

E il grande condottiere, che è prima disceso dai cieli per salvare gli uomini e le donne del popolo eletto di Dio, attraverso la su morte e risurrezione è risalito per sedersi alla destra di Dio (Ef. 1,20).

Cristo regna già, assieme con Dio, sull’universo intero. Questo “già”, questo immenso “già” della vittoria di Cristo, è il fulcro della Lettera agli Efesini. La lettera appare come un dipinto apocalittico di questa vittoria, dell’ultima battaglia di Cristo contro tutte le forze alleate del male, “contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti” (Ef. 6, 12). La grande guerra è già vinta – metafisicamente – da Cristo, ma sulla terra continua ancora la battaglia della fede. Il linguaggio della lettera agli Efesini è molto militante, quasi militarista. “Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinche possiate star saldi contro le insidie del diavolo.” L’armatura completa è composta dalla verità come cintura; dalla giustizia come corazza; dallo zelo dato dal Vangelo della pace come calzatura; dalla fede come scudo protettivo generale: “Prendete l’elmo della salvezza e la Spada dello Spirito, che è la Parola di Dio.”

Questo linguaggio, degno di “Guerre Stellari”, forse ci colpisce in modo particolare in questi tempi. Positivamente o negativamente, ma ci “colpisce ancora”. Non sono certo se possiamo utilizzare tutt’ora questo linguaggio. Ovviamente esiste anche una certa “estetica” della grande battaglia che può affascinare qualcuno.

Chi sono però coloro che potranno trarre profitto da questa situazione?

In prima battuta possiamo dire forse questo: il linguaggio della “guerra” nuovamente molto “en vogue” dice qualcosa circa la situazione di chi lo applica.

La netta sensazione “siamo in guerra” comunica, soprattutto, lo stato d’animo di una società, di una comunità (locale o internazionale che sia), di un gruppo di persone.

Il linguaggio militare divide il mondo in bianco e nero: è l’espressione generata dall’angoscia, forse un grido d’aiuto verso un cielo vuoto.

Il mondo dei primi cristiani era un mondo in continua guerra, malgrado la PAX ROMANA, oppure, proprio grazie ad essa. Un mondo pieno di angoscia, demoni e mostri, un mondo che aspettava nient’altro che la propria fine. “I tempi sono malvagi”, questa è la netta sensazione sia nostra che quella della lettera agli Efesini (Ef. 5,16). Qualcuno mi ha chiesto se ‘credo’ nell’esistenza del diavolo. No, non ‘credo’ nel diavolo. Credo che Cristo ha vinto il Male. No, non siamo in guerra. Non siamo più in guerra. Perché Cristo ha già vinto. E per questo che possiamo continuare a lottare sì, ma non a fare la guerra.

Lottiamo per più luce, più verità e più conoscenza, più istruzione e educazione nel mondo. Difendiamoci con le armi della ragione e della ragionevolezza.

“Guardate dunque con diligenza a come vi comportate; non da stolti, ma da saggi, ricuperando il tempo (Ef. 5,15). Possiamo ricuperare il tempo perduto. “In passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore”. (Ef. 5,8a).

In tenebris lux. La luce brilla nelle tenebre, ma le tenebre NON l’hanno sopraffatta! “Più luce!” Queste furono le ultime parole di Goethe, si dice. Forse non aveva torto, anche da un punto di vista della fede cristiana.

Abbiamo bisogno di questo, che ci sia più luce nel mondo, anche attraverso la nostra presenza. Cristo è stato più forte del male, non si ha lasciato vincere dal male, e non ha vinto il male con il male, ma con la fede in Dio. (ak)