Chi sono io, Signore, DIO, e che cos’è la mia casa, perché tu mi abbia fatto arrivare fino a questo punto? Questo è parso ancora poca cosa ai tuoi occhi, Signore, DIO; tu hai parlato anche della casa del tuo servo per un lontano avvenire. Questa è l’istruzione per l’uomo, Signore, DIO! Che potrebbe Davide dirti di più? Tu conosci il tuo servo, Signore, DIO! Per amore della tua parola e seguendo il tuo cuore, hai compiuto tutte queste cose per rivelarle al tuo servo. Tu sei davvero grande, Signore, DIO! Nessuno è pari a te e non c’è altro Dio fuori di te, secondo tutto quello che abbiamo udito con i nostri orecchi.
(2 Samuele, 7. 18-22)
Il versetto del mese di maggio (2 Samuel 7,22) è tratto da un dialogo tra il re Davide e Dio, un dialogo contenuto nel secondo libro di Samuele, un testo che ci porta molto indietro nel tempo, raccontandoci la storia dell’ascesa al trono di Davide. Da insignificante pastore di pecore l’ultimo degli otto figli di Isai di Betlemme, Davide, è diventato re e “pastore d’Israele” che governerà per 40 lunghissimi anni. Giunto all’apice del suo potere, egli promette di costruire un tempio al SIGNORE, come atto di ringraziamento. Dio però gli risponde: Non sarai tu, ma sarò io stesso a costruire il mio tempio. La vera grandezza di Davide, il più grande re che il popolo d’Israele abbia mai avuto nella sua storia, sta alla fine nel riconoscersi piccolo e insignificante davanti alla grandezza di Dio. Dio stesso, non il re Davide, sarà in effetti anche il costruttore del futuro tempio. “Se il SIGNORE non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori”, così recita il Salmo 127 attribuito tradizionalmente a Salomone, successore al trono di Davide.
Ecco, questo dobbiamo riconoscere come comunità dei credenti anche oggi: il tempio, la comunità che noi oggi costruiamo in realtà non è casa nostra, non è opera nostra, ma l’opera che appartiene al SIGNORE. Molti hanno costruito prima di noi, e molti altri continueranno a costruire quella casa dopo di noi.
A noi oggi non spetta fare altro che continuare a dare insieme, come fece Davide, la nostra testimonianza per la grandezza dell’opera di Dio e della sua Parola, per ciò che abbiamo ricevuto, ovvero come lo dice lo stesso testo biblico, “secondo tutto quello che abbiamo udito con i nostri orecchi”.
(past. Andreas Köhn)