Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena.
Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!»Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era già compiuta, affinché si adempisse la Scrittura, disse: «Ho sete».
C’era lì un vaso pieno d’aceto; posta dunque una spugna, imbevuta d’aceto, in cima a un ramo d’issopo, l’accostarono alla sua bocca. Quando Gesù ebbe preso l’aceto, disse:
«È compiuto!» E, chinato il capo, rese lo spirito.
(Giovanni 19, 25-30)
Il nostro tempo attuale è segnato da una forte tendenza alla disgregazione generale (sociale, economica, culturale) che è sotto gli occhi di tutte e tutti.
Come possiamo rispondere, come piccole realtà di chiese evangeliche in Italia, alla sfida di essere una comunità che testimonia la sua fede in Gesù Cristo in questo contesto particolare? Come si costruisce, oppure come si ricostruisce una comunità evangelica di credenti?
Nella Bibbia, e soprattutto nel Nuovo Testamento, troviamo non un unico modello, bensì diversi modelli e linguaggi che ci illustrano come è fatta e costruita una comunità.
C’è l’immagine, nei testi dei quattro Evangeli, del gregge e del suo pastore, oppure troviamo la descrizione di una piantagione, di una vigna che deve essere curata. Nelle lettere dell’apostolo Paolo si fa il paragone con il corpo umano in cui tutte le diverse membra fanno parte di un unico organismo, oppure si parla della chiesa o della comunità come di un edifico ben costruito e dalle solide fondamenta. L’Apocalisse di Giovanni dipinge addirittura una fantastica città nuova che scende dal cielo.
Tutti questi diversi modelli fanno riferimento esplicito, nella loro grande varietà, comunque a Cristo come unico principio della chiesa. La chiesa non è una nostra costruzione ma una creatura della Parola di Dio, come si diceva ai tempi della Riforma protestante.
Nell’Evangelo di Giovanni, Gesù ricostituisce e ricostruisce questa sua comunità (o chiesa) ancora nell’ultimo momento utile prima di morire, quando ormai la compagnia dei primi credenti si era quasi completamente disgregata. Sotto la croce erano rimasti in pochi.
La chiesa nasce (o rinasce) da quel momento particolare, nel momento in cui l’ultimo e unico discepolo rimasto fedele fino alla morte di Gesù comincia a prendere il posto di Gesù stesso, portando la madre di Gesù a casa sua.
Ecco l’immagine particolare del quarto Vangelo che parla dell’inizio nuovo e della costituzione del primo nuovo nucleo familiare che darà vita a quella realtà che sarà la comunità: una nuova famiglia creata dalle macerie, dalla catastrofe della croce che aveva consumato con la sua forza violenta non solo la vita di Gesù, ma anche la speranza che l’esperienza e l’avventura della fede potesse continuare. Ecco quelli che potrebbero essere anche per noi oggi alcuni punti di riferimento per la costruzione o ricostruzione, per la rinascita della comunità:
- insieme si riparte dopo esperienza della vita sotto la Croce;
- insieme si creano nuovi legami di amicizia, di parentela, di una famiglia composta da persone che vengono da ogni angolo del mondo e dalle più svariate esperienze di vita e di fede;
- insieme si condivide questa esperienza di fede non solo al proprio interno ma lo si propone in modo più ampio, in senso ecumenico e interreligioso, come un modello che contribuisce alla crescita non solo della propria chiesa o comunità;
- insieme siamo una comunità operante e presente nella città e nel territorio dove il Signore ci ha destinati a lavorare.
Past. Andreas Köhn